Ravenna, dalle palafitte a capitale dell’impero romano d’occidente:
Oggi lontana dal mare, Ravenna sorse nel territorio della ormai scomparsa Valle Padusa, la grande laguna alimentata dal Po. Forse di origine etrusca, quasi certamente abitata in seguito da genti umbre, Ravenna nacque come città di palafitte. Entrata nell’orbita d’influenza romana, l’importanza della città crebbe quando Augusto la scelse (anche per la vicinanza con la via Emilia) come sede per la flotta romana dell’Adriatico, che fece realizzare a Classe.
Impero romano d’occidente
La presenza della flotta e del porto favorì lo sviluppo economico e culturale di Ravenna. Il centro si espanse e vennero stretti legami sempre più stretti con l’Oriente e Costantinopoli. Nel 402 d.C., l’imperatore romano d’Occidente Onorio decise poi di trasferire a Ravenna la propria sede. Abbandonò, quindi, una Milano troppo esposta al pericolo di invasioni barbariche. Onorio scelse Ravenna perché più facilmente difendibile, circondata com’era dall’acqua, e perché direttamente collegata via mare con l’Oriente.
Il ruolo di capitale imperiale favorì lo sviluppo urbanistico e monumentale della città. Vennero erette nuove mura, anche attorno al porto di Classe, e si cominciò a edificare quei monumenti che grazie ai loro mosaici, erano destinati a rendere celebre Ravenna nei secoli, come il mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di San Giovanni Evangelista.
Nel 476 Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente, venne deposto proprio a Ravenna da Odoacre, re degli Eruli. Questi fu a sua volta sconfitto nel 493 da Teodorico, re di Goti, che mantenne nella città la capitale del proprio regno. E’ a quest’epoca che risale il Battistero degli Ariani e Sant’ Apollinare Nuova.
Nel 540 Giustiniano, imperatore romano d’Oriente, conquistò Ravenna: è il periodo di vero e autentico splendore per Ravenna.
I mosaici di Ravenna
A testimonianza del momento aureo della città rimase la più importante raccolta del mondo di mosaici antichi e paleocristiani. Posti a ornamento di edifici concentrati nel giro di poche centinaia di metri, i mosaici ravennati differivano da opere analoghe presenti ad esempio a Roma o a Venezia, perché realizzati con tessere di diverse forme collocate con inclinazioni differenti, in modo da realizzare un’illuminazione delle superfici mutevole a seconda della posizione dell’osservatore.
Dante Alighieri
Nel 1318 Ravenna accolse il poeta Dante Alighieri, esule da Firenze. Dante trovò ospitalità presso il signore di Ravenna Guido Novello da Polenta. A Ravenna probabilmente completò la Divina Commedia, e a Ravenna morì, colpito dalla malaria, il 14 settembre 1321, di ritorno da una missione a Venezia per conto di Guido Novello. Le sue spoglie furono tumulate nella chiesa di S. Francesco; attualmente sono conservate nel tempietto neoclassico progettato nel 1780 da Camillo Morigia, dove furono ricollocate nel 1865: a lungo infatti i resti del poeta rimasero nascosti nel convento dei Francescani, per timore di un trafugamento da parte dei Fiorentini.
Oggi, nell’anniversario della morte, la città di Firenze fa dono a Ravenna dell’olio che alimenta la lampada perennemente accesa nel sepolcro del poeta.
Lord Byron e Oscar Wild
A favorire la riscoperta in epoca moderna di Ravenna come centro di storia e arte fu Lord Byron, che per amore della contessa Teresa Guiccioli nella città visse dal 1819 al 1821, facendone una meta per altri viaggiatori illustri, quali Freud e Klimt; in seguito, Oscar Wilde compose Ravenna (1877), il suo primo componimento poetico di rilievo, nel quale lo scrittore descriveva il suo ingresso a cavallo in occasione di una visita in città.
Nel 1996 l’UNESCO inserisce otto monumenti di Ravenna nella lista mondiale del patrimonio dell’umanità.